Progetto Aiuti al Madagascar
Oggi. Purtroppo dobbiamo constatare che non è più così. Sull’isola mancano strutture adeguate alla normale sopravvivenza. La nostra Fondazione si impegna nella realizzazione di due importanti progetti ( uno a sud e il secondo a nord) a vantaggio della popolazione, soprattutto di quella più giovane.

- Se credi in Dio Amore ringrazialo insieme con noi e offri un po’ della tua preghiera per questa gente.
- Se credi che ogni uomo è tuo fratello, sentiti anche tu ferito
- Se dentro senti qualcosa: è la voce di Dio che ti chiama. Mettila in pratica.
La rivolta degli alberi di Natale
Una bella donna in piedi in un bosco con indosso una gonna lunga, una camicetta a quadretti e un gilet di pelliccia parlava dai teleschermi degli Stati Uniti, sotto il titolo: "Il Rockefeller Center ha scelto l'albero".
Sorridendo ai telespettatori diceva: "Un abete del Vermont alto ventiquattro metri sta per diventare quest'anno l'albero di Natale più famoso del mondo. Scelto per la sua maestosa bellezza, venne piantato quasi cinquanta anni fa in un bosco di Stowe. L'arrivo dell'albero al Rockefeller Center quest'anno sarà accolto da un coro di centinaia di alunni provenienti da tutta la città, che canteranno una serie di motivi tratti dalle colonne sonore dei film di Natale. L'abete verrà abbattuto lunedì mattina e quindi trasportato a bordo di un camion e caricato su una chiatta nei pressi di New Haven, da dove proseguirà via mare, attraverso lo Stretto di Long Island, fino a Manhattan".
Nello stesso tempo, in Europa, nelle foreste del Nord e sulle pendici delle Alpi scendeva lemme lemme la neve. Ma non c'era il solito silenzio ovattato. L'aria placida era graffiata da strani lamenti.
"Ahia! Lasciatemi stare!"
"Giù le mani dal mio tronco!"
"Basta! Mi fate male!"
L'irritante angoscioso sibilare delle motoseghe non cessava. Solo una pausa a mezzodì. Uomini che ridevano e scherzavano, poi tutto ricominciava. A sera, sulla neve restavano solo le tracce dei copertoni degli autocarri che erano svaniti verso le città con il loro carico di prede e tanti buchi vuoti nel terreno della foresta, dove poco prima c'erano piccoli e grandi abeti che scherzavano felici con il vento.
L'annuale "mattanza" degli alberi di Natale era incominciata.
In molti paesi del mondo, la scena era la stessa. Alberi di Natale grandi e piccoli venivano innalzati nei Centri Commerciali, negli uffici, nei negozi, nelle case. Mani adulti e mani impazienti di bambini ornavano i rami di fili luccicanti, lampadine, pale colorate, stelle, pacchettini e nastri dorati.
Trattati con tutti gli onori, gli alberi si consolavano un po': dopotutto erano al centro dell'attenzione. Ma poi tutto cominciò a cambiare e gli alberi si trasformarono in oggetti vagamente ingombranti.
Un albero di Natale di Rivoli, Torino, che sentiva i suoi aghi farsi sempre più deboli, vide in televisione il grande albero di Piazza San Pietro a Roma. Raccolse tutte le sue forze e mandò il suo messaggio. Il messaggio era debole, ma raggiunse l'albero di Natale di un centro commerciale di Vercelli, che lo inviò ad un albero di una casa di Abbiategrasso, questo riuscì a farlo arrivare all'outlet di Fidenza e poi, da un albero all'altro, arrivò al grande abete di Piazza San Pietro. I piccioni che sono dappertutto lo dissero ai gabbiani e, di porto in porto, di città in città la voce si sparse dappertutto: "La notte di Capodanno ce ne andremo tutti! Non finiremo in una discarica o ad agonizzare in un giardino!"
"Dove andiamo?" chiese qualcuno.
"Ci nasconderemo da qualche parte. Il mondo è pieno di montagne e di foreste inaccessibili!" rispose a tutti l'abete di Trafalgar Square.
"Ma come faremo?"
Fu l'abete di Piazza San Pietro a trovare la soluzione: "Tutti abbiamo in cima un angelo o una stella. Dite loro di darsi da fare! Puntiamo tutti verso la Croce del Sud!"
Lacrime di resina profumata
La notte di Capodanno, mentre la gente festeggiava e stappava bottiglie di spumante, come una immensa nuvola nera, gli alberi di Natale partirono. I più giovani si divertivano a fare evoluzioni spericolate come Harry Potter sulla sua scopa magica: l'avevano visto alla tv…
Quando angeli e stelle si sentirono stanchi, il grande inconsueto stormo verde atterrò in una zona di acquitrini. Non riuscirono naturalmente a passare inosservati. Una folla di curiosi si radunò sbucando dalla savana. I primi ad arrivare furono i bambini.
Gli alberi di Natale amano i bambini e furono felici di vederli. Ma com'erano diversi da quelli che avevano conosciuto! Questi non avevano guance paffute e pigiamini colorati, morbidi peluches, telefonini, libri illustrati, braccialetti, dolci e torroni. Non avevano proprio niente tranne i grandi occhi sgranati, neanche i vestiti. Nei loro occhi, gli alberi videro solo fame, tristezza e il desiderio infiito di capire.
Il cuore degli alberi di Natale si intenerì. Grosse lacrime di resina profumata cominciarono a scorrere lungo i tronchi. Dopotutto erano stati abbondantemente contaminati dalla Capanna di Betlemme e dalla spirito del Natale.
L'albero di Piazza San Pietro tossicchiò e poi disse, commosso: "Dobbiamo fare qualcosa!"
Come un' improvvisa folata di vento passò tra le chiome degli alberi: "Ssssssssssssssì!"
L'albero di Trafalgar Square tuonò: "Che cosa possiamo fare? Siamo solo legno!"
Un alberello svedese, che tutti chiamavano Ikea replicò: "Con il legno si fanno le cose più importanti del mondo! Per esempio banchi di scuola, lettini, tavoli…."
"Matite!" gridò un alberello piccolo piccolo.
"Carta, quaderni, libri…!"
"…dollari e assegni!" concluse l'albero del Rockefeller Center.
"Cominciamo dai banchi di scuola e dalle matite" propose uno.
"Non vedremo più le montagne…" sussurrò timidamente un altro.
"Ma saremo il futuro per questi bambini!" disse un altro.
"Giusto!" gridarono tutti in coro.
"Ma come facciamo?"
"Ci vuole un falegname, naturalmente" disse l'abete di Piazza San Pietro. "E tutti noi ne conosciamo uno!"
Si alzò un grido solo: "San Giuseppeeeeeeeeee!"
Il buon Giuseppe si affacciò dal cielo. "Che volete?"
"Vieni giù! Con i tuoi attrezzi!"
San Giuseppe arrivò e si mise al lavoro. I primi banchi e le prime matite sono già stati consegnati ai bambini. Tutto quello che gli serve è qualcuno che gli dia una mano.
Ora tocca a noi aiutare gli alberi di natale e San Giuseppe a realizzare questo progetto!
Sarà questo il nostro impegno per i bambini del mondo per i quali abbiamo contribuito a costruire una scuola per aiutarli ad istruirsi. L'istruzione è il più importante mezzo per raggiungere uno sviluppo sostenibile. Ogni tentativo di rafforzare l'economia, di ridurre la povertà e migliorare la qualità della vita può produrre risultati soltanto con una maggior attenzione all'educazione. L'educazione fornisce alla gente le capacità di cui hanno bisogno per partecipare attivamente nella vita economica e nella società.
Proposte di contributo:
- matite e colori | euro 5 |
- quaderni e album da disegno | euro 10 |
- zainetto completo di materiale scolastico | euro 30 |
- banco di scuola | euro 50 |
Aiutiamo fratel Argese, missionario laico della Consolata, a ricostruire una diga per dare acqua e vita alle 250.000 persone dell’area di Mukululu nel Nyambene, Meru, Kenya.
Da parte di Padre Gigi Anatoloni, msissionario della Consolata e direttore della rivista "Missioni Consolata" di Torino, ci giunge la richiesta di aiutare l'opera fratel Argese, missionario in Africa.
E' questo il secondo progetto "Acqua, un bene prezioso" che la nostra Fondazione si impegna a sostenere per questo nuovo anno 2013.
Pubblichiamo qui di seguito l'interessantissimo articolo di padre Gigi.
Dare acqua
Quarant’anni di un impresa titanica che non finisce mai
Di Gigi Anataloni
Alla fine degli anni Sessanta nella regione vulcanica del Nyambene, Meru, Kenya, i Missionari della Consolata iniziarono un centro per bimbi polio. La polio era epidemica nella zona per mancanza di acqua e igiene. Da subito fu evidente che l’acqua piovana non poteva bastare per le necessità del centro. Occorreva acqua abbondante e continua. Il vescovo di allora chiamò un giovane fratello missionario, Giuseppe Argese, e gli diede un ordine semplice: trova l’acqua. La trovò in un’antica foresta pluviale a 25 chilometri di distanza. La foresta funzionava come una spugna, raccogliendo l’acqua dell’umidità e della rugiada, immagazzinandola nel terreno e restituendola poi goccia dopo goccia.
Piantato il campo a Mikululu, ai margini della foresta, a 2000 metri cominciò i lavori. Da lì partì la prima linea di acquedotto: piantò un vascone per raccogliere le gocce dai mille rivoletti della foresta, pose i 25 chilometri di tubi facendo scavi con zappe e pale, è arrivò a Tuuru, il centro per bimbi polio. Ma l’acqua non era più solo per loro. Tutti volevano acqua in quell’area dove le donne riuscivano a malapena a procurarsene una ventina di litri ogni due o tre giorni. Fu presto necessaria una seconda linea di acquedotto, una rete di punti di rifornimento (le fontane) a cui la gente potesse attingere, un sistema che garantisse la protezione della foresta, un gruppo di lavoratori per la manutenzione. A fine secolo erano 250.000 le persone abbeverate, oltre 250 chilometri l’estensione della rete, milioni i litri di acqua distribuiti ogni giorno.
Il tutto garantito da un lavoro fatto con pazienza, fatto senza grandi macchinari e con il coinvolgimento della comunità locale, con ritmi lenti ma continui. Per una vera rivoluzione sociale. L’acqua ha cambiato la vita. La polio è praticamente scomparsa, sono sorti nuovi villaggi attorno alle fontane, e scuole e centri di salute, e iniziative commerciali. Le donne non passano più la maggior parte del tempo a caccia di acqua, le bambine possono andare a scuola.
Ovviamente la raccolta goccia a goccia non poteva più bastare. L’osservazione e la raccolta dati di anni provava che durante le piogge la quantità d’acqua disponibile era incredibile. Il problema era raccoglierla e immagazzinarla in bacini, di modo da creare riserve per i frequenti periodi di siccità. Sono nate così delle dighe. La prima, a terrapieni costruiti sempre a mezzo di carriole e pale, con tecnologie semplici e collaudate. Poi la seconda, più grande, un bel laghetto nel verde della foresta, capace di garantire una riserva per un mese. Poi… la domanda essendo sempre in crescita, il nostro fratel Giuseppe, ormai non più giovincello ma provato dagli anni e dalla vita dura nella foresta, ha cominciato a sognare la terza diga per una riserva di almeno sei mesi (tenendo conto che anche recentemente ci sono stati periodi di siccità di oltre un anno!). Studiato attentamente il terreno, per valorizzarne al massimo ogni piega, finalmente nel 2011 sono cominciati i lavori, sfruttando al massimo i pochi soldi racimolati con fatica. Il sogno stava diventando realtà. La diga prendeva forma, il nuovo invaso si stava riempiendo, tutta l’acqua disponibile veniva raccolta.
Tutto ok, fino alla notte tra il 12 e il 13 ottobre scorso, quando una pioggia di inaudita violenza, 178 mm in poche ore ha riversato nel nuovo invaso un milione di metri cubi di acqua che hanno spazzato via come un mucchietto di sabbia la diga non ancora perfettamente finita e non completamente assestata. Due anni di lavoro paziente, migliaia e migliaia di euro di lavoro andati in fumo in poche ore. E fratel Giuseppe era a Nairobi, in ospedale, a farsi curare le gambe che ormai fanno fatica a portarlo su e giù per la foresta. A 78 anni non si ha più l’energia dei giovani, anche se il cuore non demorde. Ansietà, sconforto, scoraggiamento hanno tentato il nostro fratello. Con la tenacia dell’uomo di fede, ha ricominciato a lottare pronto a continuare un’opera che sa essere fondamentale per la sua gente. Senza acqua non c’è futuro. Per questo, senza gettare la spugna, è ancora là, solitario sui suoi monti e da là chiama a raccolta amici vecchi e nuovi per completare un’impresa che certamente gli costerà la vita.
Se potete, diamogli una mano a completare il progetto della terza diga, per immagazzinare acqua per almeno sei mesi, che assicuri la vita ad oltre 250.000 persone con almeno 10 litri al giorno a testa, senza contare gli animali, anche nei lunghissimi e sempre
Progetto Corno d'Africa
PROGETTO CORNO D'AFRICA
(Emergenza cibo)
inizio progetto: Agosto 2011
BILANCIO DELLA RACOLTA FONDI (dall’8 agosto al 6 settembre 2011)
Fino ad ora sono stati raccolti: € 8.029,94 così suddivisi:
- € 4.316,00 beneffattori vari
- € 2.233, 74 Manifestazione dello Smils Show a Cherasco
- € 1.479,20 Spettacoli mago Sales nelle parrocchie
Tale somma è stata raccolta in un solo mese: dall'8 agosto al 6 settembre ed è al netto (sono state detratte le spese e i costi relativi all’organizzazione delle varie manifestazioni).
Grazie per il vostro aiuto, di tanti, di tutti.
Varie organizzazioni stanno appoggiando la Fondazione nel dare vita a interessanti manifestazioni per raccogliere fondi per questa emergenza.
Ad esempio l'Associazione "Uribe" di Caselette (To) ha organizzato per la sera del 15 ottobre 2011 uno spettacolo, il cui incasso andrà interamente per sostenere questo progetto umanitario.
La raccolta continua con urgenza
E’ necessario portare cibo fino a Febbraio 2012. Urgenza è non far morire le persone, quelle persone, con un loro nome e una loro storia.
Gli aiuti, come è già stato proposto, verranno dati ad una organizzazione che da anni già agisce nel sud dell’Etiopia e nel nord del Kenya: i missionari Salesiani, pronti a garantire i necessari soccorsi e sostenere le attività di emergenza.
Vi ricordo che:
- Con 25€ assicuri il trattamento di purificazione 5000 litri di acqua
- Con 50€ fornisci acqua potabile a 20 persone per 1 settimana
- Con 100€ offri da mangiare a 3 famiglie di 5 persone per 1 mese
- Con 500€ regali un trattamento nutrizionale contro la malnutrizione a 60 bambini
SITUAZIONE DEL CORNO D’AFRICA
Situazione drammatica
La situazione è drammatica. Sono milioni le persone colpite da siccità e carestia.
Sono 3 milioni le persone che rischiano di morire di fame in Somalia. In Etiopia, specie nella regione dell'Ogaden, si calcolano attorno ai 4 milioni le persone che hanno estremo bisogno di cibo. In Kenya, l'insicurezza alimentare interessa 3,5 milioni di persone. Oltre 10 milioni di persone nel Corno d'Africa stanno combattendo contro lo spettro della fame.
Circa 1.300 rifugiati somali arrivano ogni giorno nei campi profughi di Dadaab, nella regione nord-orientale del Kenya. Fuggono dalla fame e dalle conseguenze di lunghi anni di guerra civile. Da settimane, l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur), che gestisce i tre campi di Dagahaley, Ifo e Hagadera, sta lanciando appelli alla comunità internazionale perché intervenga con aiuti umanitari.
Le ong parlano di "tragedia umanitaria", di "carestia del secolo". Anche il Papa ha chiesto una mobilitazione internazionale.
Cause di questa povertà
Le cause non sono da addebitarsi unicamente al clima e alla mancanza di piogge,
Don Gigi, missionario Della Consolata e direttore della rivista. “Missioni Consolata”, che ha passato gran parte della sua vita in Kenya, afferma che le cause della povertà nel corno d’Africa sono soprattutto di tipo sociale, dovute a scelte politiche ben definite: ad esempio: la mancanza di strade e di comunicazioni fa salire il costo del cibo che scarseggia in determinate aree (Il mais è passato da 40 centesimi a 1,50 euro. A Nairobi, l’acqua costa 1 Euro ogni venti litri). In politica la corruzione è ai massimi livelli: si comprano i voti, si fomenta la violenza tra le varie tribù. Il più delle volte i soldi della solidarietà internazionale non arrivano ai poveri. Vanno nelle tasche di pochi e i politici non fanno nulla. Speculano in borsa.
Guadagno mensile medio di un operaio o insegnante è di 65 Euro al mese
Con un simile salario di sussistenza, non ci si può ammalare, nè mangiare tre volte al giorno, né prendere il treno o l’auto. Il povero diventa sempre più povero.
I poveri, per mancanza di cibo, diventano passivi, apatici, non hanno più interessi. I grandi non sono più capaci a reagire allo sfruttamento. I bambini sono bloccati nella crescita intellettuale. La fame diventa un business; con questa situazione di forte precarietà si sottomettono i poveri.
Una tragedia che colpisce anche noi
Non si può restare indifferenti di fronte alla fame di tanti figli di Dio, soprattutto bambini.
Don Silvio ha visto e conosciuto la povertà dei suoi figli e ci dice: “Il povero per essere vivo deve avere un nome, deve essere davanti a te. Non può restare un numero. Quando leggiamo che 15 milioni di esseri umani soffrono la fame, il povero diventa un povero tra i tanti, mescolati in questa anonima statistica che, troppo facilmente, ci lascia indifferenti.
I poveri hanno sempre un nome: Ester è una bambina di 9 anni, ancora al primo ciclo delle elementari. bocciata, perché ha la pancia vuota; Rachel è una ragazzina di soli 9 anni, venduta dai propri genitori e fatta sposare in cambio di due capre; Bosco è un bambino soldato, rapito dal suo villaggio, ora ostaggio di un gruppo di ribelli. Alla sera si addormenta. Guarda una stella in cielo e dice: “ In una parte di questo mondo, ci sarà qualcuno che pensa a me”.
Una bambina, al termine di uno spettacolo del mago Sales, gli da 1 Euro e dice: “Te li do per Rachel, per Ester, per Bosco per i tuoi bambini in Africa.
La raccolta è iniziata.
Il povero non è un numero (15 milioni di persone soffrono la fame nel Corno d’Africa). è sempre un nome e se questo nome lo conosci non puoi restare indifferente
La nostra partecipazione attiva
La Fondazione Mago Sales non può e non si è tirata indietro di fronte a questa tragedia dell’umanità.
Se una parte dell’umanità (anche minima) soffre… tutta l’umanità soffre.
Il mago Sales, all’inizio dell’estate aveva lanciato un appello per una raccolta fondi da destinare a missionari che lavorano sul territorio.
Per offerte
Bollettino postale C/C 42520288
FONDAZIONE MAGO SALES ONLUS
Via Bioletto, 20 - 10098 Rivoli (TO)
Bonifico Bancario
IBAN: IT73X0306930530100000061253
BIC: BCITITMM
Fondazione Mago Sales onlus
(sia dall'Italia che dall'estero)
Progetto Kenya Marsabi
Completare la costruzione della scuola secondaria "bishopCavallera" a Karare – Marsabit nel nord del Kenya, al confine con l’Etiopia, nella zona desertica e tremendamente povera del Corno d’Africa.
Costo: € 20.000 circa
Referenti
Suore della Congregazione della Consolata, in particolare, si fa riferimento a Suor Serafina, missionaria in Africa.
L’opera di questa missione è anche affidata a don Rinino, prete diocesano di Cherasco
Descrizione della scuola sul territorio
La scuola esiste per aiutare le ragazze dei villaggi più remoti dei deserti del Chalbi e del Kaisut, le ragazze più bisognose.
La "BISHOP CAVALLEREA GIRLS SECONDARY SCHOOL" fu iniziata nel 2004 per volontà e tenacia di Mons. Ambrogio Ravasi allora vescovo di Marsabit e con l'aiuto delle Suore Missionarie della Consolata. L'obiettivo principale è quello di preparare donne leaders che, formate secondo i valori umani e cristiani possono in seguito aiutare le loro comunità a crescere e rinnovarsi nella fede, e vivere nel rispetto di tutte le persone al di là delle differenze etniche, di sesso ecc.
Nella scelta delle ragazze si cerca di privilegiare le più povere, le più bisognose di cure mediche e anche le più povere accademicamente, e questo per sottrarre il più possibile ragazze a matrimoni precoci ed offrire loro un futuro diverso e migliore. Nessuno può immaginare la gioia di queste giovani che vengono da situazioni di assoluta povertà e passano gli esami nazionali con voti che permettono loro di unirsi a quelle più emancipate nelle aule delle università.
La scuola è un convitto. Le 188 studenti sono tutte interne anche perché vengono da villaggi molto lontani. La scuola conta solo otto anni e si trova a a Karare, un villaggio a 20 km sud di Marsabit, un autentico pezzo di savanna, abitato prevalentemente da Samburu e Rendille, ma anche da enormi elefanti.
Lavori necessari al completamento dell’opera
Ci scrive suor Serafina:
“I lavori di costruzione e restauro non sono finiti.
- L'acqua è il problema numero uno. Pensate che le nostre giovani in tempi normali ricevono circa tre litri di acqua al giorno per la loro igiene personale e il lavaggio dei loro indumenti. L'unica acqua possibile è quella piovana che raccogliamo in serbatoi di metallo di 48,000 litri l'uno. Al momento ne stiamo installando 2 per arrivare a 12, ma solo quando arriveremo a 20 la scuola sarà autosufficiente.
- L'elettricità, abbiamo bisogno di più pannelli solari e mulini eolici per poter avere luce ed energia motrice per un normale andamento della scuola.
- La nostra vecchia landrover ci lascia spesso e volentieri sulla strada dove non c'è rete telematica e possibilità di comunicare. Ne abbiamo bisogno di una nuova, la macchina qui non è un lusso, è una necessità. Quando le ragazze si ammalano dobbiamo portarle a Marsabit, 20 km su una strada tutta corrugata, in una realtà dove il trasporto è quasi nullo ed è impossibile comunicare con cellulari ecc.
- Sogniamo anche di avere installati qualche computer per iniziare le giovani a questi nuovi strumenti di comunicazione e di lavoro.
In questi anni abbiamo visto i miracoli della provvidenza compiersi in questo compound, siamo grandemente riconoscenti al Signore e a tutti quelli che aiutano nel suo nome. La Missione è di tutti e i modi di compierla sono molti, tutti quelli che l'amore di un cuore appassionato del regno può suggerire”.
Buon Natale!
Sr. Serafina Sergi MC
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lettera Suor Serafina |
Progetto Haiti 2010
EMERGENZA E AIUTO AI BAMBINI DELLA MISSIONE DEI SALESIANIRACCOLTI 185.228 EURO - GRAZIE DAI BAMBINI DI HAITI
TERREMOTO
Oltre due milioni di persone hanno bisogno di aiuto
LA FONDAZIONE MAGO SALES NEL MESE DI GENNAIO 2010 AVEVA LANCIATO UN APPELLO URGENTE DI RACCOLTA FONDI PER AIUTI DI PRIMA NECESSITA’ ALLA POPOLAZIONE DI HAITI DURAMENTE COLPITA DAL RECENTE TERREMOTO. A DUE MESI DI DISTANZA ECCO IL RISULTATO DELLA VOSTRA SOLIDARIETA'
GIA' RACCOLTI € 65.228 IN DATA 12 - 03- 2010
€ 35.794 - offerte Fondazione mago Sales
€ 16.500 - Parroccchia di Cherasco (Cn)
€ 12.934 - Cena da Eataly
Parte di tali fondi sono stati inviati, alla missione salesiana di Port-Au-Prince, che, pur danneggiata, ha già attivato, al suo interno una struttura di aiuto e prima accoglienza. Altri ( quelli offerti dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo) serviranno per la ricostruzione di una casa salesiana.
PROGETTO 2011
Costruzione a Cap Haitien di una scuola primaria “Réfection de la torture”, con un preventivo di spesa di 254,100 USD (pari a quasi € 200.000).
Richiesto e in gran parte sponsorizzato dal gruppo: Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo
Mago Sales tra i ragazzi gioiosi della citè du soleil ad Haiti – Port-Au-Prince nell’anno 2001.
A dieci anni di distanza, una immane tragedia sembra aver cancellato l’inno di vittoria di questi giovani.
Eppure non dobbiamo lasciarci cadere le braccia, ma dare capacità di rinascita, ricostruendo un pezzo di questa oasi di pace gestita dai salesiani.
Ognuno deve… in tanti si può
È possibile offrire sostegno attraverso i seguenti canali, con causale Emergenza Haiti.
- Versamento su conto corrente postale n 42520288, intestato a Fondazione Mago Sales Onlus, via Bioletto, 20 – 10098 Rivoli (To).
- Bonifico bancario conto Intesa san Paolo - IBAN IT 73 X 03069 30530 100000061253
- Donazioni on line dal pulsante donazioni del sito
Messaggio di padre Attilio Stra da Haiti
Carissimo Don Silvio,
vorrei tanto potervi guardare negli occhi (nel cuore!) e dirvi GRAZIE!
In questi terribili momenti in cui tutto un passato è distrutto e non si vede ancora nessun avvenire... è tanto importante sentirsi tenere per la mano, avere qualcuno a fianco che guarda nella stessa direzione... Don Bosco ci diceva "Guarda alto! guarda lontano!" e... sempre avere la fede/sicurezza di essere nel cavo della mano di Dio!
1- Io sono ancora a Santo Domingo dopo quel tragico 12 gennaio ... il cui Dio mi ha miracolosamente salvato tra il mucchio di macerie... Non mi chiedo tanto: Come? ... e' il suo mestiere di fare miracoli! Ma spesso mi domando: "Perché?..."
Ferite... già quasi guarite, ma sopratutto la schiena, con una vertebra "un po' rotta" e altre "troppo vecchie!!!" Sono legato in un gran busto (come un salame!) che e' scomodo ma mi e' tanto utile! .... e faccio grandi progressi...
Grazie per la raccolta fondi a vantaggio dei bambini di Haiti...vorrei tanto ringraziare personalmente tutti questi Benefattori generosi e solidali... il vostro nome, forse sconosciuto da me, e' scritto a caratteri di vita nel cuore di questi poveri Ragazzi/zze di strada...
Progetto Palestina
Borse di studio per giovani palestinesi universitari a Gerusalemme
Da due anni la nostra Fondazione sostiene agli studi 10 giovani palestinesi presso l’università di Gerusalemme.
Il costo per ogni sostegno a distanza è di € 1.500 all’anno. Referente del progetto padre Jaque Amatteis, salesiano e segretario del Nunzio apostolico a Gerusalemme.
Per questo progetto non abbiamo sponsor diretti, per cui la Fondazione attinge il contributo dai fondi generici di solidarietà. Auspichiamo di trovare presto benefattori che si prendono cura di questo progetto, che riteniamo sia fonte di grande gratificazione umanane spirituale. Ogni sponsor riceverà informazioni dei giovani con schede, curriculum e “pagelle scolastiche”.
Ognuno, poi può continuare a contribuire, secondo la proprie necessità, perché questo progetto possa essere continuato. Anche una piccola cifra, unita a quelle di tanti, può aiutarci a realizzare la promessa fatta ai giovani di quella terra che stà nel cuore di tanti di noi. Vi ricordiamo di scrivere sul bollettino postale o nel foglio del bonifico per la banca la seguente motivazione della vostra offerta: PROGETTO PALESTINA